MoVimento Cinque
Stelle Schio
Schio, 15/09/2015
Al Signor Presidente
del Consiglio Comunale di Schio
Al Signor Sindaco
del Comune di Schio
PROPOSTA ORDINE
DEL GIORNO
( Ai sensi
dell'articolo 30 del R.f.C.C.)
OGGETTO:
Mozione: “Acqua, bene comune” (Art. 7 Legge 133/2014)
PREMESSO CHE
-
Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile. L’acqua non può
essere proprietà di nessuno e, configurandosi come bene condiviso equamente,
l’accesso al bene acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico.
L’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e
sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi
di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, è causa scatenante di tensione
e conflitti all’interno della comunità internazionale, vera emergenza
democratica e sociale e terreno obbligato per autentici percorsi di pace, sia a
livello territoriale che a livello nazionale ed internazionale. L’acqua
rappresenta, dunque, una fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla
cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi. L’acqua è, pertanto,
un bene comune dell’umanità, universale, pubblico, indisponibile, quindi,
all’investimento privato e che appartiene e deve essere egualmente accessibile
a tutti. Recentemente anche Papa
Francesco al punto 30) dell’Enciclica “Laudato
sì” ha dichiarato: “Mentre la qualità
dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la
tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta
alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e
sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché
determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per
l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito
sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa
negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.[…]”.
CONSIDERATO CHE
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Con la promulgazione della Carta Europea dell'Acqua (Strasburgo
1968) la concezione dell'acqua come “bene
comune” per eccellenza si è progressivamente affermata a livello mondiale.
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La risoluzione del Parlamento Europeo del 11 marzo 2004 sulla
strategia per il mercato interno già affermava che, “essendo l'acqua un bene comune dell'umanità, la gestione delle risorse
idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”.
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La Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 marzo 2006 sul IV
Forum Mondiale dell'Acqua dichiara che “l'acqua
è un bene comune dell'umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli
sforzi necessari a garantire l'accesso all'acqua alle popolazioni più povere
entro il 2015 insistendo affinché “la
gestione delle risorse idriche si basi su un'impostazione partecipativa e
integrata, che coinvolga gli utenti ed i responsabili decisionali nella
definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo
democratico”.
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L'ONU, con Risoluzione dell'Assemblea Generale del 28 luglio 2010,
GA/10967, dichiara il diritto all'acqua un diritto umano universale e
fondamentale. Tale risoluzione sottolinea ripetutamente che l'acqua potabile e
per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, concerne la dignità
della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, ed è fondamentale
per tutti gli altri diritti umani e raccomanda agli Stati di attuare iniziative
per garantire a tutti un'acqua potabile di qualità, accessibile, a prezzi
economici.
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Il 12 e 13 giugno 2011
la maggioranza assoluta del popolo italiano, votando “Sì” ai quesiti referendari relativi alla gestione del servizio
idrico con i quali si proponeva di sottrarre la gestione dell’acqua alla logica
del mercato e del profitto, ha determinato l'abrogazione sia dell'articolo
23bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con la legge 6
agosto 2008, n.133 e successive modificazioni e integrazioni, sia del comma 1
dell'articolo 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152. Il processo
referendario ha suscitato una mobilitazione senza uguali nel nostro paese e il
suo esito ha confermato la volontà dei cittadini di una gestione pubblica e
partecipata dei beni comuni, rivendicando il diritto di esprimersi sulla loro
destinazione. Nel nostro Comune i “Sì”
hanno raggiunto rispettivamente il 95,7% e il 96,2% dei cittadini scledensi
votanti. Un così chiaro e maggioritario orientamento dei cittadini avrebbe
meritato una sollecita ed adeguata risposta delle istituzioni. A distanza di
soli tre anni da tale inequivocabile determinazione popolare, non solo non si è
data attuazione a quanto voluto dai cittadini, ma con il Decreto “Sblocca
Italia” insieme alla Legge di Stabilità, si ha la sensazione che si vogliano
creare i presupposti per rimettere in discussione l’esito referendario. Infatti
il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” modifica ampiamente la parte del Testo
unico ambientale del 2006, dedicata alla gestione dell’acqua, introducendo
l’obbligo che per ogni ambito territoriale ottimale debba esistere un unico
gestore, scelto tra coloro che già oggi ne gestiscono almeno il 25%: questa
modifica finirà per togliere dal controllo locale la gestione del servizio,
finendo per favorire le grandi società multiservizi. Nel contempo, la Legge di
Stabilità 2014 obbliga gli Enti Locali che intendono gestire i servizi pubblici
direttamente con loro aziende ad accantonare nel loro bilancio, pro quota,
somme pari al valore finanziario delle loro partecipazioni in tali aziende.
Garantisce, invece, a quegli Enti che decideranno di vendere a privati le loro
azioni, di poter liberamente utilizzare al di fuori del patto di stabilità i
proventi delle dismissioni; inoltre eventuali contributi pubblici per gli
investimenti dovranno essere assegnati ai gestori privati che hanno vinto una
gara di appalto.
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La normativa
Comunitaria non impone la privatizzazione dei servizi pubblici anzi la
Risoluzione Legislativa del Parlamento Europeo del 15 gennaio 2014 non solo non
impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al
pubblico, ma riconosce la particolare natura dell’acqua come un bene pubblico,
escluso dall’obbligo di applicazione degli appalti e delle concessioni. Il
libro bianco dell’Unione Europea sottolinea, ancora, che i servizi di interessi
generale devono essere gestiti privilegiando i principi di solidarietà e di
coesione sociale.
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Dal 4 giugno 2015, in Commissione Ambiente Territorio e Lavori
Pubblici della Camera dei Deputati, è in discussione la proposta di Legge n.
2212 dal titolo “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque
e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al
Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento” frutto
del lavoro di un intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune che ha rivisto
e depositato la Legge di Iniziativa Popolare depositata nel 2007 e accompagnata
da oltre 420 mila firme di elettori sul territorio nazionale. Tale
legge, in ossequio alla volontà popolare espressa nel referendum del 2011: a)
si prefigge lo scopo di favorire le condizioni per la definizione e lo sviluppo
di un governo pubblico e partecipativo dell'intero ciclo integrato dell'acqua,
in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale; b) definisce l'acqua un
bene comune naturale e un diritto umano universale; c) definisce il servizio
idrico integrato un servizio di interesse generale che persegue finalità di
carattere sociale ed ambientale stabilendo pertanto che la sua gestione debba
essere svolta senza finalità lucrative nel rispetto del pareggio di bilancio;
d) prevede il finanziamento del servizio attraverso risorse nazionali e
meccanismi tariffari; e) istituisce un Fondo nazionale per la
ripubblicizzazione finalizzato alla gestione del servizio idrico integrato da
parte di soggetti di diritto pubblico; f) democratizza la gestione del servizio
idrico integrato prevedendo che tutte le fasi, dalla pianificazione al
controllo, siano svolte dai Comuni con la partecipazione diretta dei cittadini
e dei lavoratori secondo i principi della Convenzione di Aarhus (1998).
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La Costituzione Italiana, all’art. 3, stabilisce che è “compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”
e, all’art. 117, riconosce che la gestione dei servizi locali è di competenza
delle Regioni e dei Comuni e che gli Enti Locali debbono poter scegliere
autonomamente le modalità di fornitura dei servizi alla persona in piena
legittimità e coerenza con le vigenti Direttive Europee sui servizi pubblici
locali difendendo il principio dell’interesse generale e in ottemperanza a
criteri di economicità, qualità e diritto all’accesso del servizio.
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L'art.7 (“Norme in materia
di gestione di risorse idriche”) della Legge 133/2014 che ha profondamente
modificato il D.Lgs. 152/2006 (“Norme in materia ambientale”)
prevedendo tra l’altro:
·
l'obbligatorietà della partecipazione degli Enti Locali agli Enti
d'Ambito e il conseguente trasferimento a tali enti di governo delle competenze
spettanti agli Enti Locali in materia di gestione delle risorse idriche.
·
la modifica della disciplina relativa alla scelta della
forma di gestione e alle procedure di affidamento del servizio idrico (nuovo art. 149bis del Codice Ambiente);
·
la modifica dei primi cinque commi dell'art. 172 del Codice
dell’Ambiente al fine di garantire che in tutti gli A.T.O. il servizio idrico
sia affidato a gestori unici fissando il 30 settembre 2015 quale data ultima
per adottare il modello gestionale da applicarsi negli A.T.O. con poteri
sostitutivi in capo al Presidente della Regione.
-
Lo Statuto del Comune di Schio in ben 3 degli articoli di cui si
compone fa riferimento all’acqua qualificandola espressamente come “diritto universale e inalienabile” (art.
2 comma 2 lett. d: Finalità generali) ovvero “bene comune” nella gestione del quale è riconosciuto un ruolo
pregnante ai processi partecipativi e di cittadinanza attiva (art. 38 comma 2
lett. c: Ruolo della partecipazione), e riconoscendo “che il Servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico locale
primario, di interesse generale, finalizzato a garantire l'accesso all'acqua, e
pari dignità, a tutti i cittadini...” e che “…il servizio idrico e gli enti gestori del servizio siano soggetti al
diretto controllo pubblico locale dei Comuni e operino senza scopo di lucro.”
(art. 55 comma 4: Disciplina dei Servizi Pubblici).
ATTESO CHE
-
riteniamo necessario che la responsabilità del servizio idrico
integrato sia un “monopolio naturale
pubblico” all'interno del quale non ha senso alcuna gestione di tipo
privata e concorrenziale;
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riteniamo necessario sottolineare che gli A.T.O. debbano essere
definiti su principi di razionalità del servizio e per omogeneità dei bacini
serviti e che non si debbano, quindi, definire per suddivisione meramente
amministrativa del territorio ma per bacini idrografici nella garanzia del
completo ciclo idrico dalla captazione alla depurazione delle acque;
-
Attraverso la modifica degli articoli come sopra citati del D.Lgs
152/2006 viene sostanzialmente imposto alle Amministrazioni comunali il
soggetto gestore sulla base di parametri legati alla sola capacità economica e
alla quantità di soggetti utenti da questo servita invece di valutarne
l'effettiva capacità di gestione in relazione al “contesto” territoriale;
-
risulta, pertanto, evidente che i soggetti gestori assegnatari
della gestione unica saranno quasi esclusivamente le multi utility o le
holding, soggetti di diritto privato il cui scopo è principalmente identificato
nel creare utili da erogare annualmente agli azionisti, soggetti che già oggi
gestiscono un elevato numero di utenti e gestiranno domani altri territori a
discapito delle più piccole gestioni consortili o comunali. Il tutto con
accaparramento da parte di multi utility e holding di un numero indefinito di
utenti ed assorbimento delle gestioni più piccole e territoriali senza certezza
del mantenimento della gestione dell’acqua sottratta alla logica del mercato e
del profitto nonché delle condizioni lavorative dei lavoratori delle gestioni
consortili e/o comunali;
-
alcune Amministrazioni hanno, dunque, già deciso di fare fronte
comune e di presentare ricorsi ai T.A.R. regionali ritenendo che, quanto
previsto dal “sistema normativo”
sopra visto non rispetti la Costituzione, i principi e le prerogative ivi
previsti nonché le normative europee in ambito di corretto affidamento del
servizio idrico;
-
l'attuazione di questo provvedimento, in assenza di una
riorganizzazione razionale degli ambiti, renderebbe impossibile da parte degli Enti
Locali e della Regione stessa la valutazione della possibilità di
ripubblicizzare (o scorporare) la gestione del servizio idrico nel rispetto
dell'esito referendario del 2011. Nella fattispecie risulta, infatti, opportuno
approfondire i profili di costituzionalità (art. 117 Cost.) di un provvedimento
che, nella sostenza, “sostituisce” un soggetto di diritto privato all’Ente
pubblico nella gestione di un servizio pubblico.
Per tutto quanto
sopra,
SI
IMPEGNANO SINDACO E GIUNTA
1) ad avviare
iniziative di incontro con gli altri comuni della nostra Provincia e dell’ATO
Bacchiglione al fine di individuare una strada che possa garantire al nostro
territorio una gestione del Servizio Idrico al 100% pubblica nel pieno rispetto
della volontà espressa dai nostri concittadini nel voto referendario del 2011.
2) A sostenere la
possibilità da parte dei cittadini di pronunciarsi sulla gestione del servizio
idrico prima di effettuare qualsiasi scelta sulla spinta dei disposti contenuti
nella Legge di Stabilità 2014 e nel decreto Sblocca Italia 2014 o mediante la
convocazione di un Consiglio Comunale straordinario e aperto o mediante la
convocazione di un referendum consultivo, come regolato nell’apposito
Regolamento comunale vigente, riguardante le scelte da intraprendere a livello
locale.
3) A rivendicare il ruolo
delle Amministrazioni locali nella gestione del servizio idrico integrato contrastando tutte quelle iniziative volte
a predisporre e favorire l’ingresso dei privati nelle società, l’ulteriore
aumento delle loro quote di capitale e tutte le manovre societarie di
inglobamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni facendosi
portavoce delle suddette istanze in seno all’ATO Bacchiglione, del quale Schio rappresenta uno dei Comuni più importanti,
e ricercare parimenti alleanze tra tutti i Comuni del territorio provinciale
per adottare insieme, forme di difesa delle gestioni totalmente pubbliche ed
azioni comuni per richiedere le necessarie modifiche alle norme legislative
sopra richiamate
4) A sostenere la campagna a
favore della ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato promuovere nel
nostro territorio una Cultura di salvaguardia della risorsa idrica attraverso:
·
l’informazione della
cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua sul nostro territorio, sia
ambientali che gestionali;
·
il contrasto al
crescente uso delle acque minerali e promuovere l’uso dell’acqua
dell’acquedotto per usi idropotabili, a cominciare dagli uffici, dalle
strutture e dalle mense scolastiche;
·
Promuovere e avviare
l'iter per la valutazione di fattibilità di una "Casa dell'Acqua" nel
nostro territorio, poiché consente ai cittadini di risparmiare sull'acquisto di
acqua minerale e di tutelare l"ambiente per mezzo dei minori rifiuti
costituiti dalle bottiglie di plastica.
·
la promozione di una
campagna di informazione/sensibilizzazione sul Risparmio Idrico, con
incentivazione dell’uso dei riduttori di flusso, nonché studi per
l’introduzione dell’impianto idrico duale;
·
la promozione, attraverso l’informazione, incentivi
e la modulazione delle tariffe, della riduzione dei consumi in eccesso;
·
l’informazione
puntuale alla cittadinanza sulla qualità dell’acqua con pubblicazione delle
analisi chimiche e biologiche in ogni quartiere e contrada;
Grazie dell'attenzione e distinti saluti
Gruppo Consiliare MoVimento Cinque Stelle Schio
Consigliere Marco
Vantin
Mozione approvata all'unanimità nel Consiglio Comunale del 19 Ottobre 2015.
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