venerdì 16 ottobre 2015

MOZIONE: " ACQUA BENE COMUNE"


MoVimento Cinque Stelle Schio

Schio, 15/09/2015

Al Signor Presidente del Consiglio Comunale di Schio

Al Signor Sindaco del Comune di Schio




PROPOSTA ORDINE DEL GIORNO
( Ai sensi dell'articolo 30 del R.f.C.C.)




OGGETTO: Mozione: “Acqua, bene comune” (Art. 7 Legge 133/2014)


PREMESSO CHE

-        Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile. L’acqua non può essere proprietà di nessuno e, configurandosi come bene condiviso equamente, l’accesso al bene acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico. L’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, è causa scatenante di tensione e conflitti all’interno della comunità internazionale, vera emergenza democratica e sociale e terreno obbligato per autentici percorsi di pace, sia a livello territoriale che a livello nazionale ed internazionale. L’acqua rappresenta, dunque, una fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi. L’acqua è, pertanto, un bene comune dell’umanità, universale, pubblico, indisponibile, quindi, all’investimento privato e che appartiene e deve essere egualmente accessibile a tutti. Recentemente  anche Papa Francesco al punto 30) dell’Enciclica “Laudato sì” ha dichiarato: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.[…]”.


CONSIDERATO CHE

-        Con la promulgazione della Carta Europea dell'Acqua (Strasburgo 1968) la concezione dell'acqua come “bene comune” per eccellenza si è progressivamente affermata a livello mondiale.
-        La risoluzione del Parlamento Europeo del 11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno già affermava che, “essendo l'acqua un bene comune dell'umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”.
-        La Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 marzo 2006 sul IV Forum Mondiale dell'Acqua dichiara che “l'acqua è un bene comune dell'umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l'accesso all'acqua alle popolazioni più povere entro il 2015 insistendo affinché “la gestione delle risorse idriche si basi su un'impostazione partecipativa e integrata, che coinvolga gli utenti ed i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo democratico”.
-        L'ONU, con Risoluzione dell'Assemblea Generale del 28 luglio 2010, GA/10967, dichiara il diritto all'acqua un diritto umano universale e fondamentale. Tale risoluzione sottolinea ripetutamente che l'acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, ed è fondamentale per tutti gli altri diritti umani e raccomanda agli Stati di attuare iniziative per garantire a tutti un'acqua potabile di qualità, accessibile, a prezzi economici.
-        Il 12 e 13 giugno 2011 la maggioranza assoluta del popolo italiano, votando “Sì” ai quesiti referendari relativi alla gestione del servizio idrico con i quali si proponeva di sottrarre la gestione dell’acqua alla logica del mercato e del profitto, ha determinato l'abrogazione sia dell'articolo 23bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con la legge 6 agosto 2008, n.133 e successive modificazioni e integrazioni, sia del comma 1 dell'articolo 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152. Il processo referendario ha suscitato una mobilitazione senza uguali nel nostro paese e il suo esito ha confermato la volontà dei cittadini di una gestione pubblica e partecipata dei beni comuni, rivendicando il diritto di esprimersi sulla loro destinazione. Nel nostro Comune i “Sì” hanno raggiunto rispettivamente il 95,7% e il 96,2% dei cittadini scledensi votanti. Un così chiaro e maggioritario orientamento dei cittadini avrebbe meritato una sollecita ed adeguata risposta delle istituzioni. A distanza di soli tre anni da tale inequivocabile determinazione popolare, non solo non si è data attuazione a quanto voluto dai cittadini, ma con il Decreto “Sblocca Italia” insieme alla Legge di Stabilità, si ha la sensazione che si vogliano creare i presupposti per rimettere in discussione l’esito referendario. Infatti il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” modifica ampiamente la parte del Testo unico ambientale del 2006, dedicata alla gestione dell’acqua, introducendo l’obbligo che per ogni ambito territoriale ottimale debba esistere un unico gestore, scelto tra coloro che già oggi ne gestiscono almeno il 25%: questa modifica finirà per togliere dal controllo locale la gestione del servizio, finendo per favorire le grandi società multiservizi. Nel contempo, la Legge di Stabilità 2014 obbliga gli Enti Locali che intendono gestire i servizi pubblici direttamente con loro aziende ad accantonare nel loro bilancio, pro quota, somme pari al valore finanziario delle loro partecipazioni in tali aziende. Garantisce, invece, a quegli Enti che decideranno di vendere a privati le loro azioni, di poter liberamente utilizzare al di fuori del patto di stabilità i proventi delle dismissioni; inoltre eventuali contributi pubblici per gli investimenti dovranno essere assegnati ai gestori privati che hanno vinto una gara di appalto.



-        La normativa Comunitaria non impone la privatizzazione dei servizi pubblici anzi la Risoluzione Legislativa del Parlamento Europeo del 15 gennaio 2014 non solo non impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al pubblico, ma riconosce la particolare natura dell’acqua come un bene pubblico, escluso dall’obbligo di applicazione degli appalti e delle concessioni. Il libro bianco dell’Unione Europea sottolinea, ancora, che i servizi di interessi generale devono essere gestiti privilegiando i principi di solidarietà e di coesione sociale.

-        Dal 4 giugno 2015, in Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, è in discussione la proposta di Legge n. 2212 dal titolo “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento” frutto del lavoro di un intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune che ha rivisto e depositato la Legge di Iniziativa Popolare depositata nel 2007 e accompagnata da oltre 420 mila firme di elettori sul territorio nazionale. Tale legge, in ossequio alla volontà popolare espressa nel referendum del 2011: a) si prefigge lo scopo di favorire le condizioni per la definizione e lo sviluppo di un governo pubblico e partecipativo dell'intero ciclo integrato dell'acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale; b) definisce l'acqua un bene comune naturale e un diritto umano universale; c) definisce il servizio idrico integrato un servizio di interesse generale che persegue finalità di carattere sociale ed ambientale stabilendo pertanto che la sua gestione debba essere svolta senza finalità lucrative nel rispetto del pareggio di bilancio; d) prevede il finanziamento del servizio attraverso risorse nazionali e meccanismi tariffari; e) istituisce un Fondo nazionale per la ripubblicizzazione finalizzato alla gestione del servizio idrico integrato da parte di soggetti di diritto pubblico; f) democratizza la gestione del servizio idrico integrato prevedendo che tutte le fasi, dalla pianificazione al controllo, siano svolte dai Comuni con la partecipazione diretta dei cittadini e dei lavoratori secondo i principi della Convenzione di Aarhus (1998).
-        La Costituzione Italiana, all’art. 3, stabilisce che è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” e, all’art. 117, riconosce che la gestione dei servizi locali è di competenza delle Regioni e dei Comuni e che gli Enti Locali debbono poter scegliere autonomamente le modalità di fornitura dei servizi alla persona in piena legittimità e coerenza con le vigenti Direttive Europee sui servizi pubblici locali difendendo il principio dell’interesse generale e in ottemperanza a criteri di economicità, qualità e diritto all’accesso del servizio.
-        L'art.7 (“Norme in materia di gestione di risorse idriche”) della Legge 133/2014 che ha profondamente modificato il D.Lgs.  152/2006 (“Norme in materia ambientale”) prevedendo tra l’altro:
·         l'obbligatorietà della partecipazione degli Enti Locali agli Enti d'Ambito e il conseguente trasferimento a tali enti di governo delle competenze spettanti agli Enti Locali in materia di gestione delle risorse idriche.
·         la modifica della disciplina relativa alla scelta della forma di gestione e alle procedure di affidamento del servizio idrico (nuovo art. 149bis del Codice Ambiente);
·         la modifica dei primi cinque commi dell'art. 172 del Codice dell’Ambiente al fine di garantire che in tutti gli A.T.O. il servizio idrico sia affidato a gestori unici fissando il 30 settembre 2015 quale data ultima per adottare il modello gestionale da applicarsi negli A.T.O. con poteri sostitutivi in capo al Presidente della Regione.


-        Lo Statuto del Comune di Schio in ben 3 degli articoli di cui si compone fa riferimento all’acqua qualificandola espressamente come “diritto universale e inalienabile” (art. 2 comma 2 lett. d: Finalità generali) ovvero “bene comune” nella gestione del quale è riconosciuto un ruolo pregnante ai processi partecipativi e di cittadinanza attiva (art. 38 comma 2 lett. c: Ruolo della partecipazione), e riconoscendo “che il Servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico locale primario, di interesse generale, finalizzato a garantire l'accesso all'acqua, e pari dignità, a tutti i cittadini...” e che “…il servizio idrico e gli enti gestori del servizio siano soggetti al diretto controllo pubblico locale dei Comuni e operino senza scopo di lucro.” (art. 55 comma 4: Disciplina dei Servizi Pubblici).

ATTESO CHE

-        riteniamo necessario che la responsabilità del servizio idrico integrato sia un “monopolio naturale pubblico” all'interno del quale non ha senso alcuna gestione di tipo privata e concorrenziale;
-        riteniamo necessario sottolineare che gli A.T.O. debbano essere definiti su principi di razionalità del servizio e per omogeneità dei bacini serviti e che non si debbano, quindi, definire per suddivisione meramente amministrativa del territorio ma per bacini idrografici nella garanzia del completo ciclo idrico dalla captazione alla depurazione delle acque;
-        Attraverso la modifica degli articoli come sopra citati del D.Lgs 152/2006 viene sostanzialmente imposto alle Amministrazioni comunali il soggetto gestore sulla base di parametri legati alla sola capacità economica e alla quantità di soggetti utenti da questo servita invece di valutarne l'effettiva capacità di gestione in relazione al “contesto” territoriale;
-        risulta, pertanto, evidente che i soggetti gestori assegnatari della gestione unica saranno quasi esclusivamente le multi utility o le holding, soggetti di diritto privato il cui scopo è principalmente identificato nel creare utili da erogare annualmente agli azionisti, soggetti che già oggi gestiscono un elevato numero di utenti e gestiranno domani altri territori a discapito delle più piccole gestioni consortili o comunali. Il tutto con accaparramento da parte di multi utility e holding di un numero indefinito di utenti ed assorbimento delle gestioni più piccole e territoriali senza certezza del mantenimento della gestione dell’acqua sottratta alla logica del mercato e del profitto nonché delle condizioni lavorative dei lavoratori delle gestioni consortili e/o comunali;
-        alcune Amministrazioni hanno, dunque, già deciso di fare fronte comune e di presentare ricorsi ai T.A.R. regionali ritenendo che, quanto previsto dal “sistema normativo” sopra visto non rispetti la Costituzione, i principi e le prerogative ivi previsti nonché le normative europee in ambito di corretto affidamento del servizio idrico;
-        l'attuazione di questo provvedimento, in assenza di una riorganizzazione razionale degli ambiti, renderebbe impossibile da parte degli Enti Locali e della Regione stessa la valutazione della possibilità di ripubblicizzare (o scorporare) la gestione del servizio idrico nel rispetto dell'esito referendario del 2011. Nella fattispecie risulta, infatti, opportuno approfondire i profili di costituzionalità (art. 117 Cost.) di un provvedimento che, nella sostenza, “sostituisce”  un soggetto di diritto privato all’Ente pubblico nella gestione di un servizio pubblico.
Per tutto quanto sopra,



SI IMPEGNANO SINDACO E GIUNTA
1) ad avviare iniziative di incontro con gli altri comuni della nostra Provincia e dell’ATO Bacchiglione al fine di individuare una strada che possa garantire al nostro territorio una gestione del Servizio Idrico al 100% pubblica nel pieno rispetto della volontà espressa dai nostri concittadini nel voto referendario del 2011.
2) A sostenere la possibilità da parte dei cittadini di pronunciarsi sulla gestione del servizio idrico prima di effettuare qualsiasi scelta sulla spinta dei disposti contenuti nella Legge di Stabilità 2014 e nel decreto Sblocca Italia 2014 o mediante la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario e aperto o mediante la convocazione di un referendum consultivo, come regolato nell’apposito Regolamento comunale vigente, riguardante le scelte da intraprendere a livello locale.

3) A rivendicare il ruolo delle Amministrazioni locali nella gestione del servizio idrico integrato contrastando tutte quelle iniziative volte a predisporre e favorire l’ingresso dei privati nelle società, l’ulteriore aumento delle loro quote di capitale e tutte le manovre societarie di inglobamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni facendosi portavoce delle suddette istanze in seno all’ATO Bacchiglione, del quale  Schio rappresenta uno dei Comuni più importanti, e ricercare parimenti alleanze tra tutti i Comuni del territorio provinciale per adottare insieme, forme di difesa delle gestioni totalmente pubbliche ed azioni comuni per richiedere le necessarie modifiche alle norme legislative sopra richiamate

4) A sostenere la campagna a favore della ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato promuovere nel nostro territorio una Cultura di salvaguardia della risorsa idrica attraverso:
·         l’informazione della cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua sul nostro territorio, sia ambientali che gestionali;
·         il contrasto al crescente uso delle acque minerali e promuovere l’uso dell’acqua dell’acquedotto per usi idropotabili, a cominciare dagli uffici, dalle strutture e dalle mense scolastiche;
·         Promuovere e avviare l'iter per la valutazione di fattibilità di una "Casa dell'Acqua" nel nostro territorio, poiché consente ai cittadini di risparmiare sull'acquisto di acqua minerale e di tutelare l"ambiente per mezzo dei minori rifiuti costituiti dalle bottiglie di plastica.
·         la promozione di una campagna di informazione/sensibilizzazione sul Risparmio Idrico, con incentivazione dell’uso dei riduttori di flusso, nonché studi per l’introduzione dell’impianto idrico duale;
·         la  promozione, attraverso l’informazione, incentivi e la modulazione delle tariffe, della riduzione dei consumi in eccesso;
·         l’informazione puntuale alla cittadinanza sulla qualità dell’acqua con pubblicazione delle analisi chimiche e biologiche in ogni quartiere e contrada;


Grazie dell'attenzione e distinti saluti

            Gruppo Consiliare MoVimento Cinque Stelle Schio

Consigliere Marco Vantin

1 commento:

  1. Mozione approvata all'unanimità nel Consiglio Comunale del 19 Ottobre 2015.

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